25 Ottobre 2018

I fattori di rischio del tumore alla prostata riguardano sesso, età e famigliarità. Uno stile di vita sano, compresa un’alimentazione equilibrata, contribuisce a ridurre il rischio di sviluppare questa neoplasia.

Risponde:

Giacomo Cartentì

Direttore UOC Oncologia Medica dell’Ospedale Antonio Cardarelli di Napoli

Dobbiamo prendere in considerazione due aspetti: ci sono alcuni fattori di rischio che non sono modificabili, che sono l’età, vabbè il sesso ovviamente, che sono la famigliarità (avere avuto il fratello o il padre con un tumore della prostata è sicuramente un fattore di rischio che raddoppia, triplica la possibilità di avere un tumore della prostata), e poi ci sono, invece, gli stili di vita, il fumo, l’alimentazione, l’aver avuto ipertrofia prostatica – poi di questo magari facciamo un approfondimento – e infezioni ricorrenti della prostata. Questo può influire. Gli studi che sono stati fatti sono analoghi a quelli fatti per il tumore della mammella, nel quale, appunto, ci sono condizioni analoghe a quelle del tumore della prostata, e per tutte e due lo stile di vita in senso lato, quindi un’alimentazione mediterranea, basso consumo di carne rossa, pochi zuccheri semplici e un basso consumo di verdura e frutta, questo può influire negativamente nella comparsa di questa neoplasia.

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Curare la prostata significa anche vivere bene la propria sessualità, significa anche poter mantenere una fertilità fino a un’età più avanzata.

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I disturbi dell’erezione possono essere legati a fattori psicologici, più che ad un rapporto di causa effetto in concomitanza di una biopsia prostatica.

Quanto è importante il ruolo del caregiver nella gestione della malattia?

Il caregiver, la figura di supporto che molti pazienti hanno, è estremamente importante, sia sotto l’aspetto logistico e organizzativo, sia dal punto di vista psicologico: avere qualcuno su cui poter contare nel percorso della malattia è fondamentale.