I processi biologici alla base del cancro sembrano funzionare in modo opposto a quelli che portano alla perdita di memoria, è quanto emerge da un recente studio pubblicato sulla rivista JAMA Network Open.
Tra le difficoltà e la devastazione che la notizia di una diagnosi di cancro porta inevitabilmente con sé potrebbe intravedersi un barlume di speranza: i processi biologici che portano al cancro sembrano funzionare in modo opposto a quelli che portano alla perdita di memoria, è quanto emerge da un recente studio pubblicato sulla rivista JAMA Network Open.
Lo studio si è chiesto se i fattori associati alla genesi del cancro fossero associati a un declino più lento della funzione di memoria prima e dopo la diagnosi di cancro. I ricercatori hanno provato a cercare una risposta a questa domanda osservando una popolazione di più di 14.000 adulti statunitensi di mezza età e anziani. Dalla ricerca è emerso che gli adulti di mezza età e più anziani negli Stati Uniti avevano una memoria funzionale migliore prima di ricevere una diagnosi di cancro e che sperimentavano un declino più lento della memoria dopo la diagnosi di cancro rispetto agli adulti di età simile senza una storia di cancro alle spalle, ovvero quelli che non hanno avuto una diagnosi di cancro durante gli 11,5 anni in cui mediamente è durato il follow-up dello studio.
“Questi risultati supportano la possibilità di un processo patologico comune che lavora in direzioni opposte nel cancro e nella malattia di Alzheimer”, affermano i ricercatori.
Cancro e memoria: lo studio
Dalla constatazione che i pazienti con una storia di cancro, anche i tumori non fatali, hanno una incidenza successiva più bassa di malattia di Alzheimer, è stato ipotizzato un legame biologico inverso tra i meccanismi che portano alla genesi del tumore e quelli che sono alla base della neurodegenerazione che caratterizza malattie come l’Alzheimer.
Maria Glymour della University of California San Francisco e colleghi hanno condotto un'analisi dei dati di 14.583 partecipanti all’Health and Retirement Study (HRS), con l’obiettivo di confrontare le traiettorie di memoria a lungo termine prima e dopo la diagnosi di cancro con le traiettorie di memoria di individui di età simile ai quali non era stato diagnosticato nessun cancro. Non tutti i partecipanti alla ricerca avevano una storia di cancro al momento dell’arruolamento allo studio.
I risultati dello studio sembrano dirci che gli individui più anziani che hanno sviluppato il cancro avevano una memoria migliore e un declino più lento della memoria rispetto agli individui di età simile che rimanevano liberi dal cancro. Si tratta di risultati che supportano l’ipotesi di un processo patologico comune che lavora in direzioni opposte nel cancro e nelle malattie neurodegenerative come quella di Alzheimer.
I partecipanti (58% di sesso femminile, 42% di sesso maschile) erano tutti nati prima del 1949, la popolazione target era costituita da adulti di 50 anni e anziani che vivevano negli Stati Uniti e l'età media della coorte era di 66,4 anni. “Le informazioni sui partecipanti sono state raccolte tramite interviste biennali telefoniche o di persona o attraverso interviste a delegati per i partecipanti che erano troppo in difficoltà per rispondere”, spiegano gli autori.
La funzione della memoria nella coorte è stata valutata utilizzando il richiamo immediato e ritardato di una lista di 10 parole. Per i partecipanti troppo in difficoltà per partecipare direttamente alle valutazioni della memoria, è stato compito dei delegati - per lo più i coniugi - valutare la memoria in base alla scala Likert e all’Informant Questionnaire for Cognitive Decline.
I ricercatori hanno quindi utilizzato un punteggio composito assegnato alla memoria precedentemente sviluppato che combinava sia le valutazioni dirette della memoria sia le valutazioni del delegato per analizzare i dati longitudinali. Ad ogni valutazione, effettuata ogni due anni, ai pazienti è stato chiesto se fosse mai stato loro detto dal proprio medico se avevano un qualsiasi tipo di cancro (escludendo i tumori minori della pelle).
Il tasso di cambiamento nella memoria tra le persone con diagnosi di cancro durante il follow-up prima e dopo la diagnosi è stato confrontato con il tasso di cambiamento nella funzione della memoria in individui che sono rimasti liberi dal cancro durante il follow-up.
“Alle valutazioni della memoria prediagnosi veniva assegnato un tempo negativo (in anni) fino alla diagnosi ... [mentre] alle valutazioni della memoria post diagnosi erano connotate come a tempo positivo (in anni) dalla diagnosi”, spiegano gli investigatori. Entrambe queste valutazioni sono state poi utilizzate per descrivere le traiettorie di memoria pre e post cancro negli anni prima e dopo che i partecipanti avevano ricevuto una diagnosi di cancro. Dopo che i partecipanti sono stati seguiti per un periodo medio di 11,5 anni, è emerso che a 2250 individui (15,4%) della coorte HRS è stato diagnosticato un cancro, mentre i restanti 12.333 partecipanti non hanno ricevuto nessuna diagnosi di cancro durante l'intervallo di durata dello studio.
Cancro e memoria: dati che fanno sperare bene e discutere
Questa possibile relazione era stata già indagata da studi precedenti. I primi importanti risultati sono arrivati nel 2012 da una ricerca americana pubblicata sul British Journal of Medicine e condotta dalla geriatra e oncologia Jane A. Driver nell'ambito del Framingham Heart Study: chi sopravvive a un tumore ha un minore rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer; viceversa, chi è stato colpito da questa malattia degenerativa del cervello ha meno probabilità degli altri di essere aggredito da un cancro. Lo studio che era giunto a questi risultati aveva seguito per oltre 10 anni circa 1.300 persone dai 65 anni in su che avevano o non avevano avuto un cancro, ma che con certezza non avevano segni di demenza quando furono arruolate (1986-90). Dall’osservazione, durata per oltre dieci anni, era emerso che coloro che erano sopravvissuti al cancro mostravano un rischio molto più basso di Alzheimer e che i pazienti con malattia di Alzheimer mostravano un minor rischio di incidenza di cancro. Uno schema simile era stato osservato per il cancro e il morbo di Parkinson, a rafforzare un'associazione inversa tra cancro e neurodegenerazione.
Questo recente studio, anche in questo caso realizzato a partire da un disegno longitudinale basato sulla popolazione della coorte HRS, ha provato a stimare le differenze nella funzione della memoria e il suo declino, sia prima sia dopo la diagnosi di cancro.
“L'articolo di Ospina-Romero et al. rappresenta un importante contributo alla letteratura che esiste e che ha indagato l'affascinante associazione inversa tra cancro e malattie neurodegenerative, compresa la malattia di Alzheimer”, sottolineano gli autori di Inverse Association Between Cancer and Alzheimer Disease, l’editoriale che accompagna e commenta lo studio. “In particolare, vi è un numero crescente di evidenze che dimostrano che il rischio di cancro può essere inferiore tra i pazienti con Alzheimer rispetto a quelli senza la malattia e che i sopravvissuti al cancro possono avere un rischio minore di incidenza ai Alzheimer rispetto a quelli che rimangono liberi dal cancro”.
Alcuni pazienti, in particolare quelli sottoposti a determinati tipi di chemioterapia e radioterapia cranica, sperimentano effetti cognitivi tardivi associati al trattamento del cancro. Ad esempio, alcuni ricercatori hanno notato che il trattamento del cancro può influenzare negativamente la traiettoria dell'invecchiamento normale e che l'esposizione a terapie antitumorali può aumentare il rischio di demenza tra i pazienti con fattori di rischio chiave.
Lo studio non esamina diversi sottotipi di cancro, non si rivolge ai sottogruppi di pazienti né osserva effetti cognitivi successivi (ad esempio, > 5 anni dopo la diagnosi). Inoltre, gli autori si sono limitati al risultato relativo alla memoria, non è possibile fare inferenze su come le prestazioni negli altri domini, che connotano gli effetti tardivi dovuti al trattamento - memoria, velocità di elaborazione e punti deboli dell'attenzione complessi -, possano essere confrontate tra i partecipanti con cancro rispetto a quelli che sono rimasti liberi dal cancro. Lo studio non dice nulla sul se questa associazione protettiva esista valutando altri domini cognitivi che possono essere compromessi in altre malattie neurodegenerative diverse dalla malattia di Alzheimer, come la vigilanza, la velocità esecutiva, la velocità di elaborazione.
Ma soprattutto lo studio lascia inevasa una domanda alla quale possiamo dare solo una risposta speculativa dicono gli autori dell’editoriale: perché le persone che hanno avuto il cancro o che hanno continuato a svilupparlo hanno un rendimento migliore nei test della memoria rispetto a quelli che non lo sviluppano? Dai dati sembrerebbe che una matrice di fattori genetici condivisi possa indirizzare i rischi di cancro e malattie neurodegenerative in direzioni opposte. Alcuni autori, si legge sull’editoriale, hanno proposto un modello esplicativo in cui le differenze associate all'età, il metabolismo e l'equilibrio bioenergetico possono proteggere contro la neurodegenerazione aumentando il rischio di cancro o possono aumentare il rischio di Alzheimer diminuendo il rischio di cancro, attraverso un effetto inverso. Anche se questo studio non può rispondere a questa domanda, i suoi risultati convincenti parlano della necessità di ulteriori lavori per affrontare le origini dell'associazione inversa tra cancro e Alzheimer, al fine di identificare nuovi percorsi per la prevenzione e il trattamento di entrambe le malattie.
Ospina-Romero M, Abdiwahab E, Lindsay Kobayashi L, et al. Rate of Memory Change Before and After Cancer Diagnosis. JAMA Netw Open. 2019; 2(6): e196160. doi:10.1001/jamanetworkopen.2019.6160.
Driver JA, Beiser A, Au R, et al. Inverse association between cancer and Alzheimer’s disease: results from the Framingham Heart Study, BMJ 2012; 344: e1442. doi: 10.1136/bmj.e1442.
Okereke OI, Meadows ME. More Evidence of an Inverse Association Between Cancer and Alzheimer Disease, JAMA Netw Open. 2019; 2(6): e196167. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2019.6167.
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