Il World Cancer Reasearch Fund International sconsiglia il consumo di carni rosse e lavorate. Ma quali effetti hanno le carni bianche sul rischio di tumore alla prostata?
La letteratura scientifica ha prodotto numerose ricerche sulla possibile correlazione tra determinati alimenti e il rischio di sviluppare il tumore alla prostata. Tuttavia, fino a questo momento, non erano mai stati indagati nello specifico gli effetti che il consumo di carni bianche potrebbe avere su questa malattia.
Ci hanno provato alcuni ricercatori cinesi, guidati da Qian He: hanno realizzato una meta-analisi che è stata di recente pubblicata sulla rivista PeerJ, tentando una valutazione quantitativa delle conseguenze che il consumo di pollame potrebbe avere sul cancro prostatico.
Per prima cosa sono stati passati in rassegna tutti gli studi sull’argomento pubblicati negli ultimi vent’anni e, tra questi, soltanto 27 sono stati ritenuti idonei perché confrontabili tra loro ed attinenti alla ricerca.
Già in passato numerosi studi avevano avvalorato la tesi secondo cui la carne rossa e lavorata, come ad esempio gli insaccati, potrebbe incrementare il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore; recentemente lo stesso World Cancer Reasearch Fund International ha raccomandato di limitare il consumo di carni di manzo, maiale, agnello e capra e di tutte le carni lavorate che contengano conservanti chimici o che siano state trattate mediante processi di affumicazione, salatura o stagionatura.
Il ruolo delle carni bianche, per contro, è stato esaminato da varie ricerche, ma i risultati sembrano essere poco incisivi. Qian He e colleghi hanno compiuto un esame approfondito dei dati scientifici disponibili, identificando caratteristiche comuni e valutando la frequenza e la quantità di carne consumata.
Non è stata evidenziata alcuna corrispondenza tra un consumo elevato di pollame (fino a 3 volte a settimana in quantità pari a 250-300 g) e un aumento del rischio di tumore alla prostata.
Nel caso delle carni bianche, infatti, sembrerebbe irrilevante la presenza di alcuni mutageni che, presenti invece nelle carni rosse, potrebbero avere effetti cancerogeni sull’organismo.
Il metodo di cottura della carne è un altro elemento che concorrerebbe ad aumentare il rischio tumorale: qualsiasi tecnica di cottura che richieda temperature elevate come grigliare, arrostire o friggere, incrementerebbe la probabilità di sviluppare il tumore della prostata.
Inoltre, le carni bianche contengono maggiori quantità di grassi insaturi rispetto ai grassi saturi ritenuti dannosi e, di conseguenza, rappresenterebbero una scelta alimentare più sana rispetto alle carni rosse.
Le conclusioni di questa ricerca ribadiscono una volta di più l’importanza di un regime alimentare sano, povero di grassi e di alimenti lavorati. Restano comunque ancora incerti gli effetti che il consumo di carni bianche può avere rispetto all’insorgenza del tumore alla prostata.
Xe Q, Wan ZC, Xu XB, Wu J, X GL. Poultry Consumption and Prostate Cancer Risk: a Meta-Analysis. PeerJ, 2016 Feb 2; 4:e1646. doi: 10.7717/peerj.1646.
World Cancer Research Fund International. Our Cancer Prevention Recommendations: Animal Foods.
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