09 Ottobre 2019

Sopprimere l'assorbimento degli acidi grassi sembra avere effetti terapeutici nei modelli preclinici del cancro alla prostata. Sono i risultati di una ricerca internazionale, partita da Melbourne, i cui dati sono stati pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine.

Cancro alla prostata e assorbimento degli acidi grassi

Sopprimere l'assorbimento degli acidi grassi sembra avere effetti terapeutici nei modelli preclinici del carcinoma prostatico. Sono i risultati di una ricerca internazionale, partita da Melbourne, i cui dati sono stati pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine..

Il cancro alla prostata è uno dei tumori più comuni negli uomini. E, sebbene sia caratterizzato da un lento tasso di crescita, prevenire la progressione di questa malattia verso una fase aggressiva nei casi in cui si verifica è una delle grandi sfide che spetta ai ricercatori. Il cancro alla prostata è il secondo tumore più diagnosticato negli uomini, rappresentando il 15% delle diagnosi di cancro maschili e l'8% di tutti i casi di cancro. Più di 17.700 nuovi casi stimati sono stati diagnosticati nel 2018 in Australia, da dove lo studio è partito.

Cancro alla prostata e acidi grassi: uno studio internazionale

È noto come una dieta ricca di grassi di derivazione animale sia in grado di attivare le metastasi che, di fatto, possono rendere aggressivo e mortale il cancro per l'uomo. Ma, se la correlazione statistica fra dieta e tumori è già stata più volte dimostrata ed è noto come le alterazioni del metabolismo siano segni distintivi del cancro, non è ancora ad oggi del tutto chiaro il coinvolgimento del metabolismo lipidico nella progressione della malattia.

Uno studio multidisciplinare internazionale, avviato dagli scienziati di Melbourne, ha indagato il ruolo del metabolismo lipidico nel carcinoma della prostata, utilizzando tessuti di pazienti con carcinoma della prostata e modelli di topi xenotrapiantati dal paziente. I risultati dello studio mostrano un legame tra il cancro alla prostata e l'assorbimento di acidi grassi da parte delle cellule cancerose.

Renea Taylor a capo del Cancer Program del Monash Biomedicine Discovery Institute (BDI) e Matthew Watt del Physiology Department University of Melbourne hanno portato avanti un programma di studio che ha indagato il metabolismo del cancro, alla ricerca di fonti di carburante per lo sviluppo di alcuni tipi di cancro, riscontrando come gli acidi grassi siano un carburante importante per i tumori della prostata.

«C'è un forte legame tra obesità, dieta e esiti negativi negli uomini che sviluppano il cancro alla prostata», ha detto il professore associato Taylor. «In particolare, quegli uomini che consumano più acidi grassi saturi sembrano avere un cancro più aggressivo». I ricercatori hanno scoperto, infatti, che gli acidi grassi vengono assorbiti dalle cellule del cancro alla prostata e aumentano la crescita del tumore. Hanno quindi bloccato l'assorbimento degli acidi grassi, intervenendo geneticamente sui trasportatori degli acidi grassi, e hanno mostrato come rallentare lo sviluppo del cancro. 

Cancro alla prostata e inibizione dell’assorbimento di acidi grassi: uno studio internazionale

La ricerca di Watt e colleghi pubblicata su Science Translational Medicine è incentrata sul metabolismo del cancro e ha mostrato un aumento nell'assorbimento di acidi grassi nel tessuto tumorale maligno della prostata. L'aumento dell'assorbimento è stato mediato dalla sovra-regolazione della traslocasi degli acidi grassi CD36. Nel carcinoma della prostata osservato in laboratorio nei topi e nei modelli preclinici umani, l'ablazione o l'inibizione della CD36 riducevano la gravità del cancro alla prostata. In altre parole, rendere silenti le proteine adibite al trasporto di grasso, come la CD36, nelle cellule del cancro alla prostata umane ha ridotto l'assorbimento degli acidi grassi e la proliferazione cellulare.

I ricercatori hanno dimostrato che l'assorbimento degli acidi grassi è aumentato nel cancro alla prostata umano e che questi acidi grassi sono stati indirizzati verso la produzione di biomassa. Questi cambiamenti sono stati mediati, almeno in parte, dal trasportatore di acidi grassi CD36, che era associato a una malattia aggressiva. L'eliminazione di CD36 nella prostata di topi sensibili al cancro riduceva la captazione degli acidi grassi e l'abbondanza di lipidi segnalatori oncogeni e rallentava la progressione del cancro.

I ricercatori hanno, inoltre, dimostrato uno scambio di informazioni tra l'assorbimento di acidi grassi e la lipogenesi de novo, scoprendo che il doppio targeting di questi percorsi inibisce più efficacemente la proliferazione di organoidi derivati dal cancro umano rispetto ai singoli trattamenti. Questi risultati identificano un ruolo fondamentale per l'assorbimento di acido grasso mediato dalla CD36 nel cancro alla prostata e suggeriscono che l'assunzione di acido grasso mirato potrebbe essere una strategia efficace per il trattamento di questa patologia.

FONTI

Prostate Cancer Incidence and Mortality Have Declined in Most CountriesAmerican Association for Cancer Research, Comunicato stampa del 04 Febbraio 2019.

Watt MJ, Clark AK, Selth LA, et al. Suppressing fatty acids uptake has therapeutic effects in preclinical models of prostate cancer, Science Translational Medicine 06 Feb 2019; 11(478): eaau5758. doi: 10.1126/scitranslmed.aau5758 (ABSTRACT)

 

VUOI SAPERNE DI PIù?

Potrebbe interessarti anche...

I test genetici nella diagnosi del carcinoma prostatico

Da tempo si conoscono molti fattori di rischio per il tumore alla prostata. Ad esempio è ben nota una familiarità: si stima infatti che le probabilità di ammalarsi siano almeno doppie nel caso in cui un familiare di primo grado risulti affetto da questa neoplasia.

Il ruolo del microbioma nel carcinoma prostatico

Il microbioma può offrire un nuovo punto di vista sul cancro alla prostata? Sì secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Microbiology.

La sorveglianza attiva nel cancro alla prostata a basso rischio

Oggi molti uomini con cancro alla prostata a basso rischio, che molto probabilmente in passato sarebbero stati sottoposti ad un intervento chirurgico o una radioterapia, assieme ai loro medici stanno adottando una strategia di "sorveglianza attiva" più conservativa. È quanto emerge da un'analisi dei ricercatori del Dana-Farber Cancer Institute.